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Jacques Le Goff e il mondo dei simboli

Written by Scipione Guarracino. Posted in Articoli

letteredi Scipione Guarracino

Il modo di fare storia adottato e perfezionato da Jacques Le Goff, con un’attività di ricerca che si estende su quasi sessant’anni, presenta molteplici aspetti. Cercherò di illustrarne uno, che

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mi sembra particolarmente importante e che va anche al di là degli interessi propri degli studiosi di storia medievale, ritagliando un percorso attraverso tre delle sue opere.

La prima è il saggio del 2001 L’Occidente medievale e il tempo (che è la sintesi di riflessioni cominciate già nel 1960 con Tempo della chiesa e tempo del mercante). Gli strumenti di organizzazione e misura del tempo si possono ridurre a due, i calendari e gli orologi, dotati prima di tutto della loro dimensione oggettuale e tecnica. Le Goff li considera invece piuttosto per ciò che fanno scoprire intorno alla percezione più intima e soggettiva della dimensione temporale, colta nel suo mutamento storico.

La magistrale lezione di Jacques Le Goff

Written by Adriano Voltolin. Posted in Articoli

letteredi Adriano Voltolin

La morte di Le Goff è un’occasione per riflettere, anche da parte degli psicoanalisti, sulla relazione che intercorre tra la scienza e la sua capacità di far progredire la conoscenza complessiva degli individui e della loro vita associata. Non sempre questo nesso appare chiaro allo scienziato che si occupa magari di settori molto specialistici, ma risulta poi evidente dalla lettura critica della sua opera: Einstein, ad esempio, non colse appieno la portata delle sue scoperte sul modo di concepire la vita stessa degli uomini e la sua storicità. Le Goff credo che ne fosse invece consapevole; i suoi studi sul medioevo spaziano dalla storia di quest’epoca tout court, al ruolo specifico dell’immaginario, del corpo, del concetto di Dio. Del pari, la storia della città medioevale si accompagna a quella dei mestieri, del significato del denaro e dell’uso del legno, per non citare che a frammenti l’immenso ambito nel quale – sempre rimanendo all’interno del medioevo – spaziava la sua riflessione.

Bambini stranieri

Written by Segreteria. Posted in Archivio seminari

anfiteatro

29 marzo 2014 – ore 9.30-13.00

Associazione Culturale Punto Rosso
Via Gugliemo Pepe, 14
Milano
Ingresso gratuito

Casi in consultazione psicoanalitica

Discussione del caso clinico con:

Sara Daelli (psicologa) – Barbara Caputo (antropologa) – Guido Bozzini (psicologo)

Il tema che verrà affrontato nei seminari della Società di Psicoanalisi Critica per l’anno 2014 sarà quello del lavoro clinico con bambini nati o vissuti in Italia, figli di una coppia di stranieri, all’interno della quale padre e madre possono anche provenire da paesi diversi e, quindi, con lingue e culture differenti.

La critica americana: Arthur Miller

Written by Segreteria. Posted in Articoli, homepage

letteredi Gianni Trimarchi

L’etica protestante, nel suo autointendimento, si propone una trasformazione della realtà, attuata nella storia. Nell’opera di Miller mi pare si veda la deductio ad absurdum di questo sogno antico, che non si presenta più come una realizzazione obiettiva, ma come qualcosa di irraggiungibile, se non attraverso la menzogna, che conferma i processi

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nella loro patologia, nascondendo dietro ai sogni la verità inconfessabile del fallimento, spesso diffuso in certi contesti1, nei quali il “teatro della provvidenza” diventa il teatro di un’ipocrisia senza speranze.

  1. Mi viene in mente Totò in Siamo uomini o caporali? quando definiva la sua baracca come uno “chalet svizzero”, salvo che lì c’era una sottile e allusiva ironia napoletana, non una malafede perbenista e senza speranza. []

Note a margine di una rappresentazione a Milano di “Death of a salesman” di Arthur Miller

Written by Adriano Voltolin. Posted in Articoli, homepage

letteredi Adriano Voltolin

La bellissima regia di Elio De Capitani del dramma Morte di un commesso viaggiatore (Death of a salesman) ci aiuta a considerare il lavoro di Arthur Miller, presentato nel 1949, in una luce parzialmente nuova e diversa rispetto ai temi sempre sottolineati della crisi della famiglia, del sogno americano e del rapporto tra padri e figli. Se si pone attenzione al dramma milleriano avendo presente che solo pochi anni più tardi, tra il 1953 ed il 1954, Adorno, in una serie di conversazioni radiofoniche delineerà il profilo della crisi della famiglia patriarcale così come era stata proposta dalla società, ma soprattutto dalla letteratura borghese[1], risulta più agevole individuare nel drammaturgo statunitense, come nel filosofo tedesco, dei nuclei critici la cui portata dialettica assumerà forme, per noi più familiari, mezzo secolo più tardi.

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